di Paolo Pagliaro

Un appuntamento simbolico, come quello dell’8 marzo, è utile se non altro a ricordare,  ogni volta, le impari opportunità nel lavoro, nella politica, nelle retribuzioni.  Anno dopo anno, per le donne si registrano alcuni progressi e molti arretramenti. Secondo le proiezioni del World Economic Forum al ritmo attuale serviranno 134 anni  per colmare completamente il divario di genere globale. Nel complesso l’anno scorso c’è stato un miglioramento marginale dello 0,1% rispetto al 2023, ma ci vorranno 152 anni per la parità nel tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro, 169 anni per la parità in politica, mentre dovrebbero bastare vent’anni per raggiungere la parità nell’istruzione.  L'Italia si colloca al 87° posto nella classifica globale della parità, retrocedendo di 8 posizioni rispetto all'anno precedente e di 24 posizioni rispetto al 2022.  Il peggioramento è dovuto a alle cattive prestazioni sul piano della  partecipazione economica e dell’uguaglianza salariale.  Tra i 40 paesi europei, peggio fanno solo Ungheria, Repubblica Ceca e Turchia.

Il campo di osservazione degli analisti di Davos non comprende il fenomeno della violenza di genere, che invece ha un ruolo centrale   in una società in cui la parola femminicidio è diventata  d’uso comune.

La scrittrice Loredana Lipperini ha chiesto la testimonianza di donne provenienti da mondi diversi - dalla letteratura, alla psicologia, alla linguistica. E per Sperling&Kupfer ne ha tratto un libro collettivo intitolato “Le parole sono uno sciame d’api”.  Non è un saggio sociologico sulla violenza, ma un insieme di sguardi su come viene percepito un fenomeno che è anche e forse soprattutto culturale. E in cui dunque le parole possono risultare decisive.